La vita è un' esperienza di colori. Luci e ombre sono il riflesso di come la si vive.
Bio
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Bio

Rossella Ghigliotti, classe 1971, pittrice e scrittrice, vive e lavora a Trieste.

Nel 1997 discute la tesi all’Università di Trieste e consegue a pieni voti la Laurea in Storia.

Nel 2011 esce il suo primo romanzo “L’esteta del male” e l’anno successivo “Come gladiatori”.

La prima mostra personale “Sinapsi impreviste” alla Galleria Rettori Tribbio a Trieste. Seguono le esposizioni a Venezia (Palazzo Zenobio) e a Milano (Galleria Sant’Orsola).

Nel 2020 riceve il premio Jacopo da Ponte dal Comitato di Spoleto Arte di Bassano del Grappa per le opere aderenti all’iniziativa “L’Arte in Quarantena”.

Nello stesso anno entra a far parte del gruppo di artisti del progetto culturale “Ars inTempore”, partecipando ai percorsi espositivi in Italia.

Nel 2021 espone a Udine, Roma e Treviso.


Mostre

Mostre collettive 2019

“29 a Mostra del piccolo formato”, Galleria Rettori Tribbio 2, Trieste, aprile 2019
“Lo stato dell’arte ai tempi della 58a biennale di Venezia”, Palazzo Zenobio ,Venezia, luglio 2019
“Amare il mare” Galleria Rettori Tribbio 2, Trieste, ottobre 2019
“Informale e astratto nell’arte contemporanea”, Galleria Sant’Orsola, Milano, novembre 2019

Mostre collettive 2020

“30a Mostra del piccolo formato”, Galleria Rettori Tribbio 2, Trieste, maggio 2020
“Ars in tempore”, Abbazia Ninni Riva, Santa Maria di Pero, Treviso, ottobre 2019

Mostre collettive 2021

“Forme, colori ed emozioni per ripartire”, Galleria ArtTime, Udine, gennaio 2021
“Something beautiful”, Palazzo Maffei Marescotti, Roma, febbraio 2021
“31° Mostra del piccolo formato”, Galleria Rettori Tribbio 2,Trieste, maggio 2021
“Ars in Tempore”, Abbazia Di S. Maria di Follina (TV), maggio 2021
Festival DeSidera, Trieste, ottobre 2021
“Arte in festa”, Galleria Rettori Tribbio 2, Trieste, dicembre 2021

Mostre collettive 2022

“Ars in tempore”, Abbazia di Santa Maria in Sylvia’s (PN), aprile 2022
“Figurazione Contemporanea”, Galleria La Fortezza, Gradisca d’Isonzo, maggio 2022

Mostre personali

“Sinapsi impreviste”, Galleria Rettori Tribbio 2, Trieste, giugno 2019


 

Critiche

Enzo Santese

Rossella Ghigliotti: il canto della levità dell’essere
Nel pensiero contemporaneo Karl Popper e Zygmunt Bauman sono due cardini lungo cui corre l’idea di una continua modificazione della struttura sociale e della realtà in genere, con un esito che ricorda la dinamica liquida; questo concetto ha avuto spesso un’accezione poco rassicurante, soprattutto per quell’idea di disgregazione perenne dei contorni conosciuti del mondo in sempre ulteriori scatti metamorfici. In pittura gli artisti hanno inseguito l’effetto mirando a una sorta di diaframma tra la realtà e l’immaginazione e mantenendo i due poli molto vicini, tanto che in molti casi l’uno si nutre dell’altro e viceversa. Rossella Ghigliotti ha percorso un cammino concettuale simile per arrivare all’odierna fase della sua ricerca, orientata a evidenziare a livello del visivo quanto di più interiore cova nella sua coscienza, attenta a cogliere le corrispondenze strette tra il mondo fisico e l’universo delle emozioni provate a contatto con quella stessa realtà. E allora la superficie dipinta diviene una finestra aperta su un cosmo di energie, fatte fluttuare attraverso un colore che – nei tempi lunghi dell’olio oppure nelle attese brevi dell’acrilico – catturano lo sguardo dell’osservatore in una profondità che nasce da un repertorio di memorie oppure di notazioni sull’esistente, ma poi, nel processo creativo, svaporano il senso della loro ponderalità per risultare parvenze del pensiero, ritmi sostenuti di una espressività portata a privilegiare un impianto cromatico generatore di sogni; qui la matrice d’origine fa emergere l’agglomerato urbano, il mare, il cielo, oppure perimetri di una simbologia arcaica che, grazie alla capacità vivificante della combinazione di segno, gesto e fattore cromatico, assumono di volta in volta vere e proprie consonanze di rarefazione dell’attività della mente o dell’occhio impegnato a interpretare il repertorio delle immagini. C’è un’ampia gamma di soluzioni dentro la poetica di Ghigliotti che le consente di tessere minuziose trame e di “immergerle” in ambienti che perdono la configurazione di partenza per assumere quella dello stato d’animo generatore dell’opera; oppure fa defluire l’immagine verso un indistinto che è preludio d’astrazione, soglia attraverso cui l’occhio passa in una condizione che diventa sempre altra da sé, in uno schermo dove le colature raccontano di essudorazioni delle pene sofferte nel mondo contemporaneo. E la pittura viaggia tra le polarità dei toni caldi e freddi in esiti cangianti determinati dal calcolato trapasso dalla luce alle ombre e viceversa.
Quando il colore vira verso tonalità della notte o comunque scure, c’è la traccia sicura di un’origine che parla di luce sospinta in cangianze completamente avulse dalla credibilità di aderenza al reale e invece rivelatrici di una forte tensione a rimarcare una felicità di esserci in un mondo sottoposto alla forza metamorfica del tempo. Così la tela evoca immersioni in profondità marine e lì arriva la luce ad accarezzare gli elementi di una vita che nel buio della distanza dalla terra antropizzata coltiva la propria gioia di fiorire continuamente, cullata dalle correnti. La pittura ridotta alla sua cifra impalpabile di leggerezza sembra distesa nelle varie parti della tela da un flusso d’aria che guida il progetto costruttivo in un esito dove casualità e progetto giocano il destino dell’opera. A dimostrazione che la prima a provare stupore delle cose che realizza è alla fine proprio Rossella Ghigliotti, un’artista che convoglia le sue inquietudini e perplessità esistenziali dentro logiche, dove l’energia del cosmo è antidoto alle punte ispide del vivere. Sempre attenta alle modulazioni cromatiche e ai segni che spesso traggono dall’immaginario la forza per liberarsi dai dettami gravitazionali per far fluttuare le presenze architettoniche o naturalistiche in uno spazio attraversato dai soffi di una pienezza espressiva, in cui l’emozione si afferma come battito di meraviglia o di gioia esistenziale. Non occorre scomodare la psiche (la pittura che conta, peraltro, non può essere estranea alla sua radice, innestata nell’anima di chi la pensa e la crea) per affermare che questi quadri sembrano finalizzati a uno straniamento poetico che tocca le zone più segrete dell’interiorità. In quest’opera di Rossella Ghigliotti le affluenze liriche sono sempre in linea con una nervatura progettuale lungo la quale l’effusività personale dell’artista cerca tangenze e incroci con la possibilità ampia di condivisione in chi osserva. Se poi, a cose fatte, l’armonia musicale della composizione risponde alle sue attese, allora si salda – come avviene spesso – quell’unità necessaria tra l’artifex e il suo dipinto. Rossella Ghigliotti continua il suo viaggio che si annuncia sempre prodigo di autentiche sorprese in territori in cui le stesure quiete e larghe possono accendersi improvvisamente di fosforescenze che alimentano l’idea di un’urgenza affidata all’esito della superficie attraversata dalla liquidità della tinta.
L’opera di questa artista, risolta a volte con l’aiuto di colori dissonanti, è capace proprio per questo di trasmettere alla superficie una vita palpitante, pronta a dilatarsi nel respiro delle case, che esprimono l’anima di quelli che le abitano soggetti a un tempo in continua, a volte inavvertita metamorfosi, oppure del mare e del cielo, pulsanti del battito delle presenze che li frequentano. Il tutto avviene grazie alla capacità di disvelare quell’abbozzo di invisibile e indicibile che diventa l’essenza stessa dell’arte.

 

Maria Palladino

Evanescente ed evocativa, la pittura di Rossella Ghigliotti si alimenta delle suggestioni inconsce dettate dal colore, nel suo fluire e spandersi liberamente sulla tela, liquido ed impalpabile, seguendo il trascorrere leggero di un pensiero, una memoria che affiora subitaneamente e si lascia afferrare e fermare nel tempo, una pareidolia improvvisa, le cui radici nascoste l’artista non indaga nel profondo, per non intaccarne il mistero, e la spontaneità.
Talora i sembianti si palesano in maniera cangiante, iridescente, quasi illusionistica, trasportando la vista e i sensi in immaginazioni sostanziate da ricordi remoti, reminiscenze che ci figuriamo appartenere ad un’altra vita, una dimensione di là dalla nostra: quella collettiva, ancestrale, che ci accomuna come specie umana e da cui gran parte delle intuizioni derivano, ad arricchire di un alone mistico, trascendente, il quotidiano, alleggerirne la talvolta gravosa materialità.
In altri casi le direttrici del movimento, che definiscono prospettive prevalentemente ascensionali, ma anche centrali, permettono di individuare, nella maggiore incidenza, voluta o spontanea, del segno, grafico ed identificativo, spazi metafisici, scenari urbani sospesi fra presente e futuro, ove le nubi luminescenti, accese di bagliori cromatici, che avvolgono il tutto determinano la messa a fuoco, realizzandola o disfacendola, quasi attraverso le brume di un sogno.
Si tratta di equilibri dinamici, condizioni in divenire, ove lo sguardo è supportato dalla fantasia e dalla conoscenza, seguendo il filo di quella ideale connessione sottile che legherebbe tutti i mondi, ed ogni individuo all’altro. E in effetti il collegamento è palese: fra pieni e vuoti, astratto e concreto, figurazione e dissoluzione della stessa, esistenza e dissolvenza, riconoscibilità e indistinzione.
Nei lavori più spiccatamente informali, permane comunque un elemento geometrico accennato, corrispondenze tonali, la ritmica alternanza delle tinte, a creare una partitura che l’occhio segue, cercando e trovando i tasselli di un ordine primordiale, agglomerato di materia, ove ogni ente in potenza risiede e da cui ogni realtà può evolversi, all’origine dell’esperienza.
Le opere di Rossella Ghigliotti rappresentano pertanto un viaggio all’interno del Sé, ove ogni appiglio alla consuetudine risulta sovvertito e l’esteriorità rifondata a partire dall’interno.

 

Roberta Gubitosi

Vedute di luoghi lontani assorbiti dalla fredda luce invernale, città fluttuanti nel tempo e nella storia, scorci vertiginosi divengono protagonisti della recente produzione di Rossella Ghigliotti.
Guidata da una particolare sensibilità per il colore, l’artista trova inizialmente i suoi riferimenti nella pittura informale basata sulla stesura istintiva ed emotiva della materia.
Tuttavia la libertà pittorica ben presto dà origine a un modus operandi caratterizzato da una personale tavolozza e dallo sviluppo di strutture e spazi dinamici. Le pennellate a volte si sciolgono in morbide e profonde stesure cromatiche, a volte invece divengono più graffianti trascinando il colore sulla tela. Con consapevolezza tecnica Rossella Ghigliotti riesce a valorizzare la morbidezza dell’olio, con le sue infinite variazioni, così come la sintesi e l’immediatezza dell’acrilico.
Spesso le sue opere stimolano la percezione dell’osservatore rievocando paesaggi glaciali a volte surreali. Significative sono Respiro dell’aria o Ocean incentrate su una ridotta gamma cromatica che dai toni scuri dei blu si schiarisce attraverso veloci stesure azzurro-verdi fino ai rari tocchi di bianco. Così nella tela Il castello dei dannati, l’artista riesce a creare una profondità segnata da bagliori trascinati di luci che segnano appena le forme di archi, ponti e architetture. Emerge un’atmosfera decadente e romantica che riconduce l’immaginazione verso un mondo fiabesco e surreale.
Nasce quella visione dinamica e vertiginosa della città che da Luci su Heaven’s Gate giunge fino alla serie dedicata ad Atlantide. La mitica città sommersa diviene stimolo “narrativo” per esaltare una pittura liquida, riflesso della profondità abissale in cui si stagliano gli improvvisi bagliori e le vertiginose architetture. Le ripide gradinate e le svettanti strutture creano un movimento ascensionale reso instabile dal veloce e a volte vorticoso agire delle spatolate.
La visione di Rossella Ghigliotti si estende ai notturni, dominati dai viola e dagli aranci, in cui gli scorci immersi nell’aria bagnata dalla nebbia sembrano quasi sciogliere l’immagine nella sintesi estrema di cielo e terra.
Ogni opera nasce dall’immediatezza dell’intuizione e dal piacere di sentire il colore per poi poterlo modellare con la freschezza e la purezza del gesto.

 

Gabriella Dipietro

Pittrice per slancio, scrittrice per rivalsa, viaggiatrice per passione, Rossella Ghigliotti è una di quelle artiste che, saltando tutte le tappe al di fuori del percorso tradizionale, riescono a comporre sulla tela atmosfere capaci di farci comprendere un percorso di sensazioni, emozioni e gioie della vita.
Le sue opere vanno al di là di ciò che l’occhio vede, i colori vengono messi sulla tela così come arrivano, in una specie di folgorazione che scaturisce dalla sua mente per poi arrivare alla mano che ne è mera esecutrice.
Per questa artista sembrano calzare a pennello alcune frasi dello scrittore Alessandro Baricco: “A volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni.” E così è per lei.
Da poco più di un anno fa erompere la sua libertà creativa ideando sulla tela contrasti cromatici espressi con la forza della pittura che si fa materia con l’uso della spatola, ma anche con le stesse mani che affondano nella purezza e pastosità del colore per imprimere la sua passione e realizzare quella meta realtà che rappresenta il dedalo del suo inconscio.
Sperimentalismo allo stato puro in una dissoluzione quasi totale dell’immagine figurativa che, al suo compimento, permette a chi la guarda di essere partecipe della scena in una specie di catarsi che a volte scuote, altre, inquieta l’anima.

 

Fulvio Cazzador

Finestre aperte per affacciarsi, per essere già fuori in un fantastico scenario sul mondo del colore. Finestre aperte sulla libertà senza limiti che invitano lo spettatore a guardare davvero oltre, avanti, a godere di interiorità misteriose ed affascinanti.
È una meravigliosa avventura quella che traspare nelle tele di Rossella Ghigliotti, viaggiatrice del mondo e ora pittrice esperta e coerente che ci appaga del tutto quasi avesse lei toccato con mano il mistero universale del colore. I simboli descritti dal suo pennello segnano, così ritmicamente, lo spazio che va man mano dilatandosi in una dimensione più eterea ed indefinita. Da queste sue nuove finestre spalancate, dai toni sgargianti, ne esce leggerezza ed equilibrio sottile, ci prende per mano e riesce a portarci fuori in orizzonti ben più larghi di quelli reali.